venerdì 29 ottobre 2010

Serio o scherzetto?

Prendendo spunto dalla pluriosannata (dalle lobby commerciali) festa di Halloween, vorrei sottolineare come è cambiata la nostra società negli ultimi anni.

Una società che invece di festeggiare i Santi preferisce simpatizzare con distorti modelli negativi come streghe & co. ma anche, allargando il discorso, preferisce allargare amicizie con Facebook fino ai confini della terra per poi scagliarsi contro gli immigrati nel nostro paese, i nostri giovani passano il proprio tempo divertendosi sul computer ad uccidere il nemico per poi chiedersi da dove provenga la loro attitudine violenta oppure davanti al grande fratello per domandarsi perchè siano così superficiali nella propria vita, la società, nelle sue pratiche modalità, ci porta inoltre a togliere tempo per la famiglia se non a distruggerne gli stessi fondamenti per poi chiedersi perchè i giovani non hanno rispetto per nessuno...

Serio o scherzetto? A voi la parola...

lunedì 25 ottobre 2010

La vera umanità

In un mondo in cui la globalizzazione dell'umanità stenta a decollare, dove ad ogni angolo sembra spuntare le varie nefandezze umane, oggi, grazie allo "spunto" proveniente dal film "Gli uomini di Dio" in cui si narra il martirio di sette monaci trappisti in Algeria (ma soprattutto la perfetta comunione e amicizia con la popolazione mussulmana algerina), ho potuto finalmente vedere quella goccia di vera umanità di cui il mondo ne ha veramente bisogno.
Concludo riportando di seguito un passo di frére Christian (uno dei martiri):

"Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del
terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in
Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si
ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese... Che essi
accettassero che l'unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a
questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come potrei essere trovato
degno di tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre
ugualmente violente, lasciate nell'indifferenza dell'anonimato. La mia vita non
ha più valore di un'altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso, non ha
l'innocenza dell'infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male
che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi
alla cieca. Venuto il momento, vorrei avere quell'attimo di lucidità che mi
permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in
umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse
colpito. Non potrei auspicare una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo.
Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo sia
indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe un prezzo troppo caro per
quella che, forse, chiameranno "grazia del martirio", il doverla a un algerino,
chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede
essere l'islam. Conosco il disprezzo con il quale si è giunti a circondare gli
algerini globalmente presi. Conosco anche la caricatura dell'islam che un certo
islamismo incoraggia. E' troppo facile mettersi a posto la coscienza
identificando questa via religiosa con l’integralismo dei suoi estremisti.
L'Algeria e l'islam, per me, sono un'altra cosa: sono un corpo e un'anima. L'ho
proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto,
ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo, imparato sulle
ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria e, già
allora, nel rispetto dei credenti musulmani. Evidentemente, la mia morte
sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno frettolosamente trattato da ingenuo o
idealista: "Dica adesso quel che ne pensa!". Ma costoro devono sapere che sarà
finalmente soddisfatta la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace
a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i
suoi figli dell'islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di
Cristo, frutto della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui
gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la
somiglianza, giocando con le differenze. Di questa vita perduta, totalmente mia,
e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera
per quella gioia, attraverso e malgrado tutto. In questo grazie in cui tutto è
detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e
voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei
fratelli, e al centuplo, accordato come promesso! E anche a te, amico
dell'ultimo minuto, che non sapevi quel che facevi. Sì, anche per te voglio dire
questo grazie e questo “ad-Dio” con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni
beati in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inch
Allah!!"

lunedì 18 ottobre 2010

Marcia della Memoria

Sabato scorso ho avuto il piacere di partecipare alla marcia della Memoria del 16 ottobre 1943 quando più di mille romani vennero deportati ai campi di concentramento solo per avere la "colpa" di essere ebrei.
La Marcia organizzata dalla comunità di S. Egidio e dalla comunità ebraica di Roma, ha visto la partecipazione anche del vicesindaco di Roma, il presidente della provincia e il governatore della Regione nonchè del rabbino capo, di altri esponenti del mondo politico e religioso, gli ormai pochi testimoni della triste ricorrenza e naturalmente molta gente che con la sua umile presenza (nonostante il maltempo) ha voluto testimoniare che un altro mondo è possibile.

Devo dire onestamente che, a differenza delle altre marcie organizzate nei precedenti anni, questa mi pare che abbia avuto un inaspettato esito (più profondo e concreto). Infatti alla marcia hanno partecipato anche una delegazione del Niger, popolo martoriato dalle divisioni anche etniche interne, che è presente qui a Roma (presso la sede di S.Egidio) per trovare una difficile ma non per questo impossibile mediazione per portare il proprio paese alla pace e Riccardo Pacifici che ha esposto le ragioni per la proposta di legge contro il revisionismo.

Particolarmente interessanti sono stati per me gli interventi di Riccardi che ha definito "smemorata" la memoria della gente tanto da rigenerare continuamente ed in vario modo derive pericolose razziste e xenofobe e particolarmente toccante quella di Limentani (uno dei sopravvissuti) che con parole forti (quasi gridava al microfono) quanto commosse ha ricordato quel triste 16 ottobre (giorno che cadeva sempre di sabato ed anche piovoso ugualmente) descrivendo gli attimi vissuti e la particolare efferatezza e disarmante inumanità della vicenda.

Non un semplice ricordo quindi ma un forte segnale a non abbassare mai la guardia verso chi cerca di minare vicende del passato con revisionismi o negazionismi perchè come recitava un cartellone "un futuro senza memoria" porta inevitabilmente a ripetere gli errori gravi del passato.

E voi, avete per caso sentito qualcosa sui giornali e televisioni?? No, bhè.. si vede che c'erano notizie molto più importanti di queste da diffondere!!

mercoledì 13 ottobre 2010

Rinascita dalla terra

Vedere finalmente i 33 minatori, rimasti per ben 70 giorni nel sottosuolo, uscire è un'emozione incredibile e profonda. Mi preme sottolineare la loro voglia di vivere, nonostante le avversità, poter soppravivere e dare così uno schiaffo alla morte grazie al paziente ed instancabile lavoro degli ingegneri cileni, il loro lento viaggio solitario dentro un mini ascensore verso la libertà, il riabbraccio con i propri cari che non li hanno lasciati soli, la vicinanza del proprio presidente, il racconto (per una volta positivo) dei media di tutto il mondo...

Una nuova vita donata che rinasce...

martedì 12 ottobre 2010

Mondo (in)civile

Fare nuove e preziose scoperte, invenzioni tecnologiche o innovazioni non porta assolutamente a creare un mondo civile. Son ben altre quelle che portano alla verà civiltà: il rispetto e l'apertura verso il prossimo, la legge e la morale.

Qualcuno pensa ancora che in questi ultimi decenni si sia fatto qualcosa per coltivare l'umanità nei rapporti? A vedere (solo per citarne alcune) le ultime vicende del tassista e della romena aggrediti... sembra proprio di no!

Vogliamo scendere definitivamente dai nostri piedistalli e guardarci intorno per capire in che mondo viviamo? Ci va bene tutto? Vogliamo accontentarci rassegnati ad oscillare tra perenni emergenze?

Non so voi, ma io mi sono stancato di sentire queste vicende. Credo altresì che il mondo si possa (anzi si debba) salvare tramite l'apporto costante, schietto e positivo di ognuno di noi. Semplice? Bhè non proprio.. però...

venerdì 8 ottobre 2010

L'odio che consuma

Dedico questo mio post alla triste vicende occorsa nel piccolo paese di Avetrana. Ogni dettaglio che viene fuori è un colpo al cuore (figuriamoci per chi ne è direttamente coinvolto).. prima l'angoscia per la misteriosa scomparsa con i relativi dubbi ed ipotesi, poi l'aberrante confessione dello zio, il ritrovamento, l'annuncio in diretta alla madre, i dettagli agghiaccianti della brutalità avvenuta, lo shock della moglie e dei figli dell'assassino, due famiglie distrutte per una situazione imprevista, sospetti di omertà, un paese tranquillo sconvolto, gruppi inneggianti le gesta dello zio sui social network...

Insomma un mix esplosivo che mette angoscia.. che produce odio e gesti umani di rivalsa verso l'omicida. Ecco, io, seppur non giustificando per niente il gesto anzi deprecandolo in tutto e per tutto, penso che si debba rompere la spirale di questo odio.. perchè tale strada è una via chiusa che conduce solo ad altre sofferenze. Scontando la pena, avrà anche modo e tempo di riflettere, pentirsi e chiedere scusa umilmente ai familiari. Non uccidiamo ulteriormente.

mercoledì 6 ottobre 2010

Preghiera per la pace



Se succedesse che si incontrino nello stesso luogo tutti i responsabili delle religioni (cristiani - cattolici, ortodossi, metropoliti, protestanti - ebrei, mussulmani di 16 nazioni diverse, buddisti, induisti, ecc) e responsabilità politiche (l'ambasciatore USA, un delegato UE, vari capi di stato del mondo) per ben 3 giorni di convegni, ascolti, meditazioni e propositi su temi importanti come la pace, la globalizzazione, la crisi economica, la migrazione... quanto spazio, secondo voi, dovrebbe guadagnare sui giornali e tv?


Ecco, si è concluso proprio ieri sera a Barcellona la preghiera della pace 2010, organizzata dalla comunità di S. Egidio, proprio come sopra descritto. Ci sono stati molti tavoli in cui ognuno ha potuto ascoltare in modo costruttivo l'altro, approfondire le proprie conoscenze e cercare una via comune insieme nel reciproco rispetto.


Nella cerimonia finale, hanno preso la parola l'arcivescovo di Barcellona che ha espresso la sua soddisfazione e gratitudine per l'incontro e il fondatore della comunità Andrea Riccardi che ha ricordato come la pace non può essere per pochi ma per tutti ed ha espresso il suo augurio affinchè dopo un decennio di paure (iniziato con i tragici attentati dell'11/09) ci possa essere un riscatto ovvero un decennio di pace, poi sono state presentate 4 testimonianze dei diversi continenti e precisamente l'on. Tajani per la comunità europea che ha spiegato come l'europa si debba sforzare ad essere l'ago della bilancia per gli altri continenti, il ministro del Pakistan che ha apprezzato l'aiuto disinteressato, fraterno e prezioso dei cristiani anche ai mussulmani nei territori tragicamente alluvionati del suo paese, l'arcivescovo di New York che ha ricordato suo nipote vigile del fuoco morto durante le operazioni di soccorso per la strage alle torri gemelli ma anche la preghiera congiunta con ebrei e mussulmani avvenuta pochi giorni dopo ed infine un responsabile della Guinea che ha parlato della situazione africana, difficile sì, ma che è pronta (con le mani tese nda) a togliersi i panni del vittimismo e della rassegnazione per prendere in mano il proprio futuro (anche grazie all'aiuto dei paesi cosiddetti ricchi).


Dopo queste testimonianze, è stato letto un comunicato in cui ogni responsabile presente si impegnava pubblicamente ad attuare che, in sintesi, diceva che la globalizzazione deve cambiare in modo che diventi una famiglia di popoli, che il mondo ha bisogno di un'anima e non fredde regole di mercato ma soprattutto di pace. Chi usa il nome di Dio per odiare e umiliare l’altro abbandona la religione pura, il dialogo non indebolisce ma rafforza e si conclude con la frase "Un destino comune è l’unico destino possibile".


Terminato ciò, si è provveduto a consegnare tale lettera a tutte le personalità presenti tramite i bambini (prossimi protagonisti del futuro) provenienti dai diversi continenti, mentre si è concluso poi con una fiaccolata e la firma del comunicato.


Credo che solo se si alimentano tale occasioni e si sgonfino altri che portano alla divisione si possa finalmente costruire un mondo più degno di esser vissuto.

martedì 5 ottobre 2010

I veri valori

Pensate che il mondo stia andando a rotoli? Siamo rassegnati che ormai il mondo non si possa cambiare?
Bhè.. basta coltivare gesti come questo: http://tv.repubblica.it/sport/la-meta-del-ragazzo-down-che-commuove-gli-usa/53833?video=&pagefrom=1 e vedrete che magicamente le cose andranno meglio.

Vi lascio con una storiella simile (è lunga, ma ne vale la pena):
Ad una cena di beneficenza per una scuola che cura bambini con problemi di apprendimento, il padre di uno degli studenti fece un discorso che non sarebbe mai più stato dimenticato da nessuno dei presenti.
Dopo aver lodato la scuola ed il suo eccellente staff, egli pose una domanda: ‘Quando non viene raggiunta da interferenze esterne, la natura fa il suo lavoro con perfezione. Purtroppo mio figlio Shay non può imparare le cose nel modo in cui lo fanno gli altri bambini. Non può comprendere profondamente le cose come gli altri. Dov’è il naturale ordine delle cose quando si tratta di mio figlio?‘ Il pubblico alla domanda si fece silenzioso. Il padre continuò: ‘Penso che quando viene al mondo un bambino come Shay, handicappato fisicamente e mentalmente, si presenta la grande opportunità di realizzare la natura umana e avviene nel modo incui le altre persone trattano quel bambino.’
A quel punto cominciò a narrare una storia: Shay e suo padre passeggiavano nei pressi di un parco dove Shay sapeva che c’erano bambini che giocavano a baseball. Shay chiese: ‘Pensi che quei ragazzi mi faranno giocare?‘ Il padre di Shay sapeva che la maggior parte di loro non avrebbe voluto in squadra un giocatore come Shay, ma sapeva anche che se gli fosse stato permesso di giocare, questo avrebbe dato a suo figlio la speranza di poter essere accettato dagli altri a discapito del suo handicap, cosa di cui Shay aveva immensamente bisogno. Il padre si Shay si avvicinò ad uno dei ragazzi sul campo e chiese (non aspettandosi molto) se suo figliopotesse giocare. Il ragazzo si guardò intorno in cerca di consenso e disse: ‘Stiamo perdendo di sei punti e il gioco è all’ottavo inning. Penso che possa entrare nella squadra: lo faremo entrare nel nono‘ Shay entrò nella panchina della squadra e con un sorriso enorme, si mise su la maglia del team.
Il padre guardò la scena con le lacrime agli occhi e con un senso di calore nel petto. I ragazzi videro la gioia del padre all’idea che il figlio fosse accettato dagli altri. Alla fine dell’ottavo inning, la squadra di Shay prese alcuni punti ma era sempre indietro di tre punti. All’inizio del nono inning Shay indossò il guanto ed entrò in campo. Anche se nessun tiro arrivò nella sua direzione, lui era in estasi solo all’idea di giocare in un campo da baseball e con un enorme sorriso che andava da orecchio ad orecchio salutava suo padre sugli spalti. Alla fine del nono inning la squadra di Shay segnò un nuovo punto: ora, con due out e le basi cariche si poteva anche pensare di vincere e Shay era incaricato di essere il prossimo alla battuta. A questo punto, avrebbero lasciato battere Shay anche se significava perdere la partita? Incredibilmente lo lasciarono battere. Tutti sapevano che era una cosa impossibile per Shay che non sapeva nemmeno tenere in mano la mazza, tantomeno colpire una palla. In ogni caso, come Shay si mise alla battuta, il lanciatore, capendo che la squadra stava rinunciando allavittoria in cambio di quel magico momento per Shay, si avvicinò di qualche passo e tirò la palla così piano e mirando perché Shay potesse prenderla con la mazza. Il primo tirò arrivò a destinazione e Shay dondolò goffamente mancando la palla. Di nuovo il tiratore si avvicinò di qualche passo per tirare dolcemente la palla a Shay. Come il tiro lo raggiunse Shay dondolò e questa volta colpì la palla che ritornò lentamente verso il tiratore. Ma il gioco non era ancora finito. A quel punto il battitore andò a raccogliere la palla: avrebbe potuto darla all’ uomo in prima base e Shay sarebbe stato eliminato e la partita sarebbe finita. Invece.. il tiratore lanciò la palla di molto oltre l’uomo in prima basee in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla.
Tutti dagli spalti e tutti i componenti delle due squadre incominciarono a gridare: ‘Shay corri in prima base! Corri in prima base!‘ Mai Shay in tutta la sua vita aveva corso così lontano, ma lo fece e così raggiunse la prima base. Raggiunse la prima base con occhi spalancati dall’emozione. A quell punto tutti urlarono: ‘Corri fino alla seconda base!‘ Prendendo fiato Shay corse fino alla seconda trafelato. Nel momento in cui Shay arrivò alla seconda base la squadra avversaria aveva ormai recuperato la palla.. Il ragazzo più piccolo di età che aveva ripreso la palla quindi sapeva di poter vincere e diventare l’eroe della partita, avrebbepotuto tirare la palla all’uomo in seconda base ma fece come il tiratore prima di lui, la lanciò intenzionalmente molto oltre l’uomo in terza base e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla. Tutti urlavano: ‘Bravo Shay, vai così! Ora corri!‘ Shay raggiunse la terza base perché un ragazzo del team avversario lo raggiunse e lo aiutò girandolo nella direzione giusta. Nel momento in cui Shay raggiunse la terza base tutti urlavano di gioia. A quel punto tutti gridarono: ‘Corri in prima, torna in base!!!‘ E così fece: da solo tornò in prima base, dove tutti lo sollevarono in aria e ne fecero l’eroe della partita.
‘Quel giorno‘ disse il padre piangendo ‘i ragazzi di entrambe le squadre hannoaiutato a portare in questo mondo un grande dono di vero amore ed umanità‘. Shay non è vissuto fino all’estate successiva. E’ morto l’inverno dopo ma non si è mai più dimenticato di essere l’eroe della partita e di aver reso orgoglioso e felice suo padre.. non dimenticò mai l’abbraccio di sua madre quando tornato a casa le raccontò di aver giocato e vinto.

"Un uomo saggio una volta disse che ogni società è giudicata in base a come tratta soprattutto i meno fortunati"

venerdì 1 ottobre 2010

L'uomo nero

Desidero in questo post farvi partecipi di una vicenda grottesca che è successa nel mio quartiere. Tutto ebbe inizio una settimana fa quando, la comunità di S. Egidio della mia zona, ha deciso di ricordare il piccolo Marius (il bambino rom di 3 anni rimasto bruciato in un campo nomadi l'altro mese nda) in una veglia di preghiera nella mia parrocchia.
Come abitudine per occasioni del genere, abbiamo provveduto a distribuire volantini dell'incontro per le strade, e già lì sono nati i primi mugugni... infatti appena la gente leggeva, iniziava ad inveire, molto spesso in modo pesante, contro di noi e chi ci sosteneva... fino a rivelarci che s'era diffusa in giro la notizia che mettevano un campo nomadi (prima di 600 poi di addirittura 1000 rom in un punto che è largo più o meno quanto un palazzo). Tale storia irreale e totalmente falsa, si è talmente gonfiata che alla fine è dovuto intervenire il presidente del municipio che con una nota, stampata e diffusa nel quartiere, sentenziava che era tutto falso e che anzi denunciava per "procurato allarme" chi avesse diffuso tale voce.
Pensate che tutto sia finito? Macchè.. mercoledi sera, dopo che siamo usciti la sera dalla preghiera, sulla piazza antistante ci siamo ritrovati ben 60/80 persone tutte accaldate che stavano aspettando una presunta nostra fiaccolata per il campo nomadi (per darci il loro benvenuto?) e nonostante le nostre rimostranze e il fatto oggettivo della lettera del presidente del municipio, il gruppo è rimasto imperterrito per quasi tutta la notte.

Ora mi domando: può essere che i rom facciano tanta paura? Se foste al loro posto come vi sentireste sapendo cose del genere? Sarà mai possibile che possano integrarsi se c'è tanto pregiudizio verso di loro? Ci possiamo definire un paese civile condannando alla cieca le persone per pregiudizio?