lunedì 25 ottobre 2010

La vera umanità

In un mondo in cui la globalizzazione dell'umanità stenta a decollare, dove ad ogni angolo sembra spuntare le varie nefandezze umane, oggi, grazie allo "spunto" proveniente dal film "Gli uomini di Dio" in cui si narra il martirio di sette monaci trappisti in Algeria (ma soprattutto la perfetta comunione e amicizia con la popolazione mussulmana algerina), ho potuto finalmente vedere quella goccia di vera umanità di cui il mondo ne ha veramente bisogno.
Concludo riportando di seguito un passo di frére Christian (uno dei martiri):

"Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del
terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in
Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si
ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese... Che essi
accettassero che l'unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a
questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come potrei essere trovato
degno di tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre
ugualmente violente, lasciate nell'indifferenza dell'anonimato. La mia vita non
ha più valore di un'altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso, non ha
l'innocenza dell'infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male
che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi
alla cieca. Venuto il momento, vorrei avere quell'attimo di lucidità che mi
permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in
umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse
colpito. Non potrei auspicare una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo.
Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo sia
indistintamente accusato del mio assassinio. Sarebbe un prezzo troppo caro per
quella che, forse, chiameranno "grazia del martirio", il doverla a un algerino,
chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede
essere l'islam. Conosco il disprezzo con il quale si è giunti a circondare gli
algerini globalmente presi. Conosco anche la caricatura dell'islam che un certo
islamismo incoraggia. E' troppo facile mettersi a posto la coscienza
identificando questa via religiosa con l’integralismo dei suoi estremisti.
L'Algeria e l'islam, per me, sono un'altra cosa: sono un corpo e un'anima. L'ho
proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto,
ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo, imparato sulle
ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria e, già
allora, nel rispetto dei credenti musulmani. Evidentemente, la mia morte
sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno frettolosamente trattato da ingenuo o
idealista: "Dica adesso quel che ne pensa!". Ma costoro devono sapere che sarà
finalmente soddisfatta la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace
a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i
suoi figli dell'islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di
Cristo, frutto della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui
gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la
somiglianza, giocando con le differenze. Di questa vita perduta, totalmente mia,
e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera
per quella gioia, attraverso e malgrado tutto. In questo grazie in cui tutto è
detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e
voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei
fratelli, e al centuplo, accordato come promesso! E anche a te, amico
dell'ultimo minuto, che non sapevi quel che facevi. Sì, anche per te voglio dire
questo grazie e questo “ad-Dio” con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni
beati in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inch
Allah!!"

1 commento: