domenica 19 febbraio 2012

Tetto scoperchiato

Ieri ho avuto l'opportunità di trascorrere una giornata a dir poco emozionante e commovente come da un pò non mi succedeva. Infatti ho assistito alla messa (cosiddetta dei "bambini") della domenica mattina in cui oltre ai bambini dell'oratorio, genitori ed ai classici abituè, c'erano anche numerose famiglie rom con i loro figli mischiati tra gli altri della parrocchia. Come può essere?

A ben guardare, ciò non dovrebbe suscitare meraviglia (ma di questi tempi lo è purtroppo) ma è un piccolo segno (o miracolo per esser più sinceri) in un quartiere in cui solo poco meno di un anno fa, per un incredibile malinteso, non si era lesinato a scendere in piazza numerosi per protestare contro un'eventuale quanto fantomatica creazione di un campo rom nella zona (come scrissi in un mio vecchio post http://spuntocattolico.blogspot.com/2010/10/luomo-nero.html).

Che cosa è cambiato nel frattempo? Cosa ha determinato il cambiamento di mentalità? Bhè, credo che, come si è sottolineato nella liturgia di ieri, non abbiamo fatto nient'altro che scoperchiare il tetto della nostra indifferenza e presentare ai parrocchiani il "vero" volto del Signore e non quello che si sentiva al di fuori della casa. Abbiamo cioè coinvolto la parrocchia in attività (leggi i panini per i poveri) e sensibilizzato verso chi ha bisogno grazie anche all'opera mite, paziente e misericordiosa del parroco e dei suoi preziosi collaboratori.


Poi, per coronare il tutto, ecco giungere la liturgia di ieri, una messa "speciale" in cui si ricordava Modesta Valenti, una barbona che viveva nei pressi della stazione termini che nell'ormai lontano 1983, si sentì male. Venne chiamata un'ambulanza ma al loro arrivo, notando che era una barbona troppo sporca per esser portata via, restarono là incerti sul da fare fino a quando morì sul posto senza ulteriori aiuti.


Ecco, questa storia e il vangelo di ieri (Mc 2,1-12) ci fanno capire che non abbiamo alibi: ognuno di noi si deve, secondo le proprie forze, ingegnarsi per aiutare gli altri ad arrivare al Signore. Di ciò il Signore ne terrà sicuramente conto...




1 commento:

  1. "non abbiamo alibi: ognuno di noi si deve, secondo le proprie forze, ingegnarsi per aiutare gli altri ad arrivare al Signore. Di ciò il Signore ne terrà sicuramente conto".

    E' quell' "ingegnarsi" che mi piace tanto...
    poichè può contenere tutto, ma proprio tutto,

    RispondiElimina